I primi mesi dell’anno, dal 2019 in poi, con qualche pandemica interruzione nel 20 e nel 21, sono funestati da un programma di tre allenamenti settimanali in preparazione della mezza maratona Stramilano.

Essendo coinvolti entrambi io e la Lonza, l’organizzazione familiare diventa oltremodo sfidante. Spesso ci si ritrova la sera riversi sul divano con il cervello asciugato dal lavoro e una serie crescente di dolori articolari, acciacchi e acido lattico in concentrazioni fantozziane.

Visto che il discorso climatico si è ormai incastonato in qualunque iniziativa sociale, politica e tecnologica, trainando parole magiche invocate così spesso da farne scappare il significato – come la famigerata Sostenibilità – ho deciso anch’io di adeguarmi, sfinito dall’aver voluto remare contro corrente praticamente in ogni frangente vissuto finora.

Alla moda però, mi adeguo a modo mio, non sia mai. Perciò anzichè misurare le mie corse “lunghe” in termini di prestazioni scandite da orologi, sensori e algoritmi di salute artificiale, ho deciso di eleggere alcuni alberi della Martesana al ruolo di personal trainer rigidi e irremovibili.

Ovviamente ho scelto i più appariscenti e maestosi, mica gli arbusti da discarica, così da marcare le tappe della mia corsa e fotografare la mia credenza in questa corsa dimagrante per il corpo e per la mente.

Per la matassa dei pensieri, l’alleggerimento è palpabile. Per la massa misurata dalla bilancia, ci sono variazioni così piccole da certificare ormai anche in modo empirico, ma conclamato, l’esistenza e l’influenza delle onde gravitazionali.

Ma dopo tanto chiacchiericcio, eccoci arrivati al sodo, vi presento i veri protagonisti:

Salice Burrone – primi 6 km di corsa

SaliCernusco – a 8km dalla partenza

(non sono sicuro che sia un salice… prossima volta lo analizzo con PlantNet)